martedì 31 maggio 2011

Per una corretta gestione dei rifiuti

Il 30 Aprile scorso abbiamo, di nuovo, “occupato” simbolicamente l’ingresso della discarica di Roncigliano. L’iniziativa di protesta, organizzata dal Coordinamento Contro l’Inceneritore di Albano, segue un nuovo ricorso al Tar del Lazio contro l'ennesimo scempio ambientale ai danni dei Castelli Romani. È in corso, infatti, la costruzione di un nuovo mega invaso, tanto grande da contenere 500.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati: ovvero tutta la “spazzatura” di Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Marino, Rocca di Papa, Pomezia, Ardea, Genzano, Lanuvio e Nemi prodotta in otto anni.
Tanti i motivi di contrarietà all’ampliamento della discarica: il piano regolatore di Albano, che vincola la zona a uso agricolo; i Piani Territoriali Provinciali e Regionali che pongono vincoli paesaggistici e archeologici; le innumerevoli forzature politico-istituzionali che hanno “macchiato” la sua approvazione. A ciò si aggiunge il parere contrario dell’Asl RM H, motivato dalle numerose fonti di inquinamento già presenti nei Castelli Romani: l'arsenico nell'acqua, l'inquinamento da traffico e dai grandi complessi industriali di Cancelliera e Santa Palomba, le emissioni naturali di gas Radon, l’elettrosmog, la presenza tra Pomezia e Ardea della discarica abusiva di amianto più grande d’Europa e i preoccupanti tassi di mortalità e incidenza oncologica che ne conseguono.
Ricordo infine, che al Consiglio di Stato è in corso l’ennesima causa voluta dal Co.E.Ma. (Acea, Ama e Pontina Ambiente di Cerroni), che speriamo boccerà definitivamente la localizzazione ad Albano del tristemente noto inceneritore.
Serve un impegno straordinario dei cittadini e delle amministrazioni per realizzare subito la raccolta differenziata porta a porta, associata a riduzione, riciclo e riuso dei materiali di scarto.

Daniele Castri - Referente legale Coordinamento Contro l’Inceneritore di Albano 

 
Proposta

Vediamo come la ricerca del profitto a ogni costo spesso provochi disastri ambientali con conseguenze tragiche per tutti i cittadini. Ricordiamo lo scandalo dell'inceneritore di Colleferro, dove i Carabinieri hanno scoperto che venivano bruciati copertoni e altri rifiuti speciali, oppure la scoperta continua di discariche abusive di materiali tossici e altamente inquinanti.
La gestione di un processo tanto delicato deve tornare ad essere al 100% pubblica, in modo da perseguire solo l'interesse della comunità che paga il servizio. In questo modo, siamo sicuri cadranno le resistenze per la realizzazione di una seria raccolta differenziata porta a porta, spendendo anche meno, come dimostra chi la fa da anni.
Le amministrazioni comunali dei Castelli Romani dovrebbero dar vita a un consorzio per la raccolta e il trattamento dei rifiuti in modo sostenibile e trasparente, affinché non diventi una fucina di assunzioni clientelari.

Redazione F.A.R.E.

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