mercoledì 15 gennaio 2020

OSSERVAZIONI A SUPPORTO DEL VINCOLO PAESAGGISTICO “LA CAMPAGNA ROMANA TRA LA VIA NETTUNENSE E L’AGRO ROMANO”


In riferimento alla proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico denominata “La Campagna Romana tra la via Nettunense e l’Agro Romano” (Tenuta storica di Palaverta, Quarti di S. Fumia, Casette, S. Maria in Fornarola e Laghetto), oggetto delle seguenti osservazioni premettiamo che l’area compresa tra i Castelli Romani e il litorale, in quanto culla della civiltà latina, dovrebbe essere protetta per il suo valore storico e paesaggistico. Un valore purtroppo non pienamente colto, spesso abbandonato e poco conosciuto, ancora non valorizzato e privo di una visione d’insieme. La cementificazione ha purtroppo compromesso larghe porzioni di territorio, analizzando i dati pubblicati dall’ISPRA, emerge che il Comune di Albano Laziale ha consumato il 27,1% del suolo (644 ettari di terreno), il Comune di Marino ha consumato il 26,2% del suolo (633 ettari) e il Comune di Castel Gandolfo l’11,5% del suolo (163 ettari) percentuale più bassa per le peculiari caratteristiche orografiche del vulcano laziale, la presenza del lago e grazie proprio alla tutela del Parco regionale dei Castelli Romani e dei vincoli paesaggistici vigenti, ma comunque superiore alla media nazionale, per questo tale vincolo è una necessità inderogabile per salvare ciò che resta.
Siamo in epoca di drammatici cambiamenti climatici, eppure la sostenibilità ambientale viene messa a dura prova da nuove costruzioni. Non si è ancora affermata una cultura del recupero del patrimonio edilizio esistente (centri storici, capannoni industriali abbandonati, ecc…) e si continua a consumare in modo dissennato suolo vergine dei Castelli Romani, con nuove case e strade, mettendo a rischio, con la distruzione del paesaggio, due settori economici portanti dell’economia castellana: il turismo e l’agricoltura.
Il vincolo in questione rappresenta un elemento essenziale per il raccordo tra i tre vincoli già esistenti, ossia il vincolo Paesaggistico del Parco dei Castelli Romani, il vincolo Paesaggistico “Ambito meridionale dell’Agro romano, compreso tra le vie Laurentina ed Ardeatina” ed il Parco dell’Appia Antica. Il Parco dei Castelli salvaguarda infatti la fascia alta dei boschi e dei laghi, lasciando fuori dal suo perimetro la pregiata area coltivata che si trova lungo la fascia pedemontana percorsa dalla via Nettunense. Nessuno tutela quei vigneti, che costituiscono la nota caratteristica del paesaggio castellano e impediscono il saldamento tra la conurbazione di Roma e le cittadine castellane.
In questo territorio nell’antichità sono nate, per la prima volta nel Lazio, istituzioni, magistrature e culti che saranno fondamentali nel mondo romano. E poi il culto comunitario sul Monte Albano, rivolto a divinità primitive e precedenti a Giove Laziale, ove nasce un sistema politico religioso di tipo pre-federale che progressivamente godrà di sovrapposizioni ed assimilazioni che resero queste terre un punto di riferimento imprescindibile. Dal VII – VI sec. a.C., e poi nel corso dei secoli successivi, l’attività politico – religiosa di tutti i popoli del cosiddetto “Latium Vetus” si incentrò sui Colli Albani: le divinità venerata sul Monte Albano, Giove, le feste latine. Un percorso dentro ai millenni - compreso un importante medioevo in cui nel fertile suolo alle pendici dei Colli albani di origine vulcanica, reso mite dalla brezza marina, sorsero importanti domuscultae come Calvisianum, S.Edisto e Sulpicianum (rimasto nel toponimo fundus Sulpicianum), il lascito del Grand Tour (raccogliere eventuali dipinti che rappresentano il paesaggio da tutelare) -  e che ha il dovere di essere riscoperto, tutelato e valorizzato, affinché a nessuno venga più in mente di interpretare questa area come luogo adatto per ulteriori cementificazioni.
Eppure ci può essere una strada diversa. Nell’area in questione ci sono agriturismi come il Casale della Falcognana, l’azienda agricola Pinci, l‘agriturismo Bacco in via Casette, uliveti, vigneti, cantine come il Gotto d’Oro, location per matrimoni con sale di rappresentanza decorate come la Certosa, giardini visitabili come lo stesso casale Scaramella, il golf club di Pavona Laghetto.
Queste imprese indicano una strada diversa dallo pseudo “sviluppo” derivante da nuove cementificazioni, che consumano territorio senza dare prospettive.

Carta di Ameti – 1693

L’area da tutelare a Pavona rappresenta l’ultima porzione di paesaggio agrario di valore rimasta nel territorio di Castel Gandolfo, ancora ampiamente coltivata, soprattutto con oliveti, utilizzati per soddisfare i consumi familiari. Tale realtà è gravemente minacciata, con alcuni casi di oliveti dismessi in vista della variante al PRG e alla “promessa” di poter costruire. Con una prospettiva di declino demografico certificato dall’ISTAT e di mutata pianificazione territoriale da parte della Regione, che ad esempio ha visto la recente apertura del nuovo ospedale dei Castelli a 7 km da Pavona e la contemporanea chiusura degli ospedali limitrofi ad Albano e Genzano, appare evidente che la variante al PRG del Comune di Castel Gandolfo, che si fonda su dati e stime vecchie del 2004, sia già superata.

Pavona di Castel Gandolfo oggetto di tutela, con al centro l’asse della Nettunense.


Come si evince dal rilievo satellitare aggiornato al 2020 (google earth) il paesaggio agrario di valore è ancora pressoché intatto e la tutela, ai sensi dell’art. 9 della Costituzione, rappresenta un elemento indispensabile per uno sviluppo agricolo e turistico del territorio.
A supporto della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico denominata “La Campagna Romana tra la via Nettunense e l’Agro Romano”, viene riportata la storia dei Casali Scaramella-Manetti (Bibliografia: “Storia di Pavona” di Alessandro Serra (2017), situati a Pavona sulla Via Nettunense nell’area compresa tra Casette e Laghetto.


La prima testimonianza della presenza dei Casali Scaramella-Manetti si ha con il Catasto Alessandrino del 1660 in cui è visibile un piccolo edificio proprio sulla Via Nettunense che rappresenta la chiesa e il casale adiacente nell’ambito delle “Vigne di Castello”. Già in quell’epoca, dunque, l’area era coltivata a vigneto e faceva parte di Castel Gandolfo.
Con l’acquisto dei casali da parte del Senatore Scaramella (1884), laureato in agronomia, si entra in una seconda fase decisiva per la formazione del borgo agricolo, tanto importante da lasciare il nome al complesso, congiunto a quello della moglie, Ernesta Manetti, figlia del procuratore ed agente generale del Principe di Torlonia della quale si aggiunse il cognome dando vita alla famiglia Scaramella-Manetti.

Grazie anche alla sua influenza politica, il Senatore Scaramella fece ottenere la Stazione di Pavona sulla linea ferroviaria Roma-Velletri, contribuendo così allo sviluppo del territorio, chiaramente visibile nelle successive foto aeree dell’area di Pavona.
Salvare i terreni dei Casali Scaramella-Manetti dalla cementificazione significa difendere l’ultimo scampolo di campagna presente a Pavona dalla speculazione edilizia e dagli interventi di distruzione del territorio, già iniziati con il taglio di alcuni oliveti lungo via Trento (punto di osservazione) nel corso degli ultimi 10 anni, in quanto ritenuti un ostacolo alle mire edilizie.
I Casali Scaramella-Manetti presentano stanze decorate con stucchi neoclassici e un giardino all’italiana, ma l’interesse è dato soprattutto dal fatto che costituiscono uno degli ultimi esempi di borghetti agricoli superstiti della campagna romana, stratificatosi nel corso del tempo.
Privare i casali in questione del paesaggio agricolo che hanno contribuito a plasmare nel corso dei secoli rappresenta un evidente minaccia alla loro valorizzazione.
Dal punto di osservazione di via Trento, lungo la linea ferroviaria Roma-Velletri, si possono ancora ammirare il vulcano laziale, la villa pontificia, il borgo di Castel Gandolfo e il Monte Albano, area minacciata dalla scelta dell’amministrazione comunale pro tempore, che l’ha inserita tra le aree di espansione del PRG. 

Paesaggio visto da Via Trento, con la Villa Pontificia, il borgo di Castel Gandolfo, il Vulcano Laziale e il Monte Albano,

Dettaglio di uno degli oliveti con la fioritura di particolari anemoni viola.


Scelte come queste dimostrano l’incapacità di scommettere sul volano della storia, della cultura, del turismo e del preesistente per buttarsi in ambiti di sviluppo che non hanno dato quasi nulla alle comunità locali in termini di ritorni economici e occupazione. Quelle stesse comunità che oggi chiedono legittimamente di non essere offese, facendo appello alla tutela prevista dall’art. 9 della Costituzione, e di convalidare interamente l'individuazione dell'ambito paesistico dell'insediamento storico diffuso e di confermare le prescrizioni contenute nelle N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione), a tutela delle caratteristiche identitarie dei luoghi.

martedì 3 dicembre 2019

S. Palomba: la devastazione di un territorio


Il PRINT S. Palomba è situato all’estrema periferia sud, a circa 20 km da Roma, prevede 1.000 appartamenti e 4.000 nuovi residenti, a ridosso di impianti industriali, depositi di carburanti e impianti per il trattamento di rifiuti. Stesse considerazioni sono valide per l’adiacente Programma di Intervento Urbanistico "Paglian Casale", che prevede il consumo di 80 ettari di verde agricolo vincolato, 1.000.000 di mc di nuovo cemento e 7.000 nuovi residenti.



L’impermeabilizzazione di ettari di terreno ha un impatto negativo sulla capacità di reintegro della falda del bacino idrico dei laghi di Albano e di Nemi, tutelata dal DGR n. 445/2009, rischio non valutato, in quanto il progetto è stato incredibilmente ritenuto non assoggettabile a VAS dai competenti uffici regionali.

Anche dal punto di vista dei trasporti la vicinanza con la stazione ferroviaria, sulla linea Roma – Napoli, non offre alcuna garanzia di decongestionare l’area, perché tranne il centro e alcune destinazioni raggiunte dalle linee metro non costituisce un‘alternativa all'automobile per il 90% dei pendolari, come dimostra il quartiere limitrofo di Roma 2 dove per far fronte all'isolamento si fa ricorso in maniera diffusa all'auto privata.
Si tratta di una scelta di politica urbana fallimentare, già sperimentata in altre aree agricole fuori dal GRA, dove il Comune ha abdicato al proprio ruolo di pianificatore lasciando ai costruttori la scelta di cementificare terreni di loro proprietà resi edificabili, nonostante Roma non cresca a livello demografico da circa 20 anni.
Gli stessi costruttori hanno già realizzato nel 1999 un “ghetto” simile, sempre a S. Palomba, nella vicina via dei Papiri (Borgo Sorano), composto da 300 appartamenti affittati al Comune di Roma come case popolari per una media di circa 800 euro al mese, in un’area con quotazioni di mercato decisamente più basse. 



A distanza di 20 anni i residenti di Borgo Sorano, come quelli di altri quartieri limitrofi, ancora non hanno l’allaccio idrico. Addirittura nel 2015 ACEA dichiarava che le risorse idriche non erano sufficienti per servire le case esistenti in quanto la capacità residua era impegnata per “interventi urbanistici di notevole consistenza in fase di rilascio autorizzativo” (cfr PRINT S. Palomba). 



Un’operazione ingiustificata anche dal punto di vista dell’emergenza abitativa, intesa non come mancanza di case (a Roma esistono ben 200.000 case sfitte o invendute) ma come divario tra condizioni economiche personali e prezzi delle case. Infatti i parametri previsti dalla delibera sono superiori ai prezzi di mercato.



Tali scelte influenzano il funzionamento della città e la qualità della vita dei cittadini, ponendo le basi per un altro ghetto in cui deportare famiglie a basso reddito e gli emarginati. Le esperienze precedenti hanno dimostrato come tali scelte creino delle vere e proprie bombe sociali.

Ormai è evidente che le previsioni di crescita demografica del PRG del 2008 sono totalmente sbagliate, ed è necessario rivederlo in un’ottica di consumo di suolo zero.
Problemi come “decoro” e “degrado” sono solo l’effetto della dissennata frammentazione urbanistica. La fotografia della città di Roma fatta dai media raffigura continui disservizi dell’ATAC, rifiuti per strada, una bassa percentuale di differenziata, addirittura in calo, conseguenza dell’impossibilità di garantire servizi di trasporto collettivo e una raccolta porta a porta in centri abitati distanti. I video di animali a passeggio nella periferia non dovrebbero stupire in una città che ha invaso la campagna.
Il criterio utilizzato nella scelta dell’area non rispecchia una pianificazione urbana razionale bensì la volontà di accontentare i proprietari dei terreni, procurando per il Comune di Roma un inutile incremento dei costi. Infatti nello studio di fattibilità e nei pareri espressi durante la conferenza dei servizi non si trova un’analisi degli interventi infrastrutturali previsti né tantomeno dei costi per i cosiddetti servizi di rete, come l’allaccio alla rete idrica, la raccolta dei rifiuti e il trasporto pubblico locale.
Tra tali interventi si può annoverare il progetto di depurazione delle acque del Tevere, realizzato da ACEA per 12 mln di euro da ribaltare sulle nostre bollette, e al momento bloccato grazie a una legge regionale che tutela la salubrità delle acque destinate al consumo umano? Se si continuano a costruire quartieri distanti dalla città solo perché i proprietari di quei terreni avevano un alto grado di influenza politica, significa che ogni mezzo dell’ATAC e dell’AMA dovrà percorrere 40 km più del necessario, rendendoli insostenibili dal punto di vista economico e ambientale.
La convenzione urbanistica attuativa dell’ambito 1 del PRINT S. Palomba del 10 maggio 2018 (vedi estratto sotto) e la delibera n. 41 del 13 giugno 2016, non definiscono i criteri di assegnazione del cosiddetto housing sociale e rimandando a una futura convenzione integrativa. Perché tale mancanza di trasparenza?



La conferenza dei servizi non ha inoltre considerato l’impatto sui Comuni limitrofi, tanto da non convocarli nemmeno. In proposito alleghiamo:
  • la lettera prot. 37631 inviata il 20 giugno 2019 dal Comune di Albano al Comune di Roma, sulle evidenti interferenze sul territorio di propria competenza, come ad esempio l’incremento del traffico privato su infrastrutture viarie già sature o la previsione di un depuratore all’interno della fascia di rispetto del nuovo cimitero,
  • l’interrogazione presentata dal consigliere regionale Marco Cacciatore, sul presunto mancato rispetto del DGR n. 445/2009 per la tutela dei Laghi Albano e di Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani, evidenzia le gravi carenze che contraddistinguono l’iter autorizzativo.


Cosa si può fare
  1. Revocare gli atti ritenuti illegittimi in autotutela.
  2. Chiedere una verifica di legittimità degli atti della Sovrintendenza paesaggistica e archeologica.
  3. In ultima istanza convocare una conferenza dei servizi, con i Comuni limitrofi, per definire la “convenzione integrativa” citata dalla Delibera n. 41/2016 e dalla Convenzione attuativa del 2018, nella quale vengano fissati prezzi più bassi di quelli di mercato senza compensazioni pubbliche, affinché sia vero housing sociale, e si preveda una suddivisione in mini lotti con il vincolo di avviarne la costruzione solo dopo l’assegnazione agli inquilini del precedente, per evitare un intervento sovradimensionato rispetto alla reale domanda.
  4. Modificare coerentemente il Regolamento della Regione Lazio n. 18/12, circa i criteri e modalità per la definizione del canone calmierato per l’edilizia sociale, ai sensi dell’articolo 3-ter della Legge Regionale 11 agosto 2009, n. 21.
  5. Adottare una moratoria regionale contro il consumo di suolo che includa anche le aree edificabili non edificate. 

mercoledì 27 febbraio 2019

Opportunità o minaccia per l’ex perla dei Castelli

Ai Castelli hanno chiuso tre ospedali nella speranza di avere un DEA di II livello, cioè una struttura sanitaria operativa 24 ore su 24 in grado di garantire interventi diagnostico terapeutici di emergenza in varie specialità, tra cui cardiochirurgia, neurochirurgia, terapia intensiva neonatale, chirurgia vascolare, ecc... Nell’attesa del DEA ci ritroviamo due ospedali in meno e un “ospedalone” al di sotto delle aspettative.
Il San Giuseppe di Albano è stato chiuso a dicembre 2018, e secondo l’accordo del 2006 l’indomani sarebbe dovuto diventare un presidio sanitario al servizio dei cittadini, nel quale trasferire non solo gli uffici della ASL (ospitati oggi a Villa Corsini a Borgo Garibaldi), ma anche gli ambulatori di via Gallerie di Sotto, gli studi dei medici di base, oltre a nuovi servizi di diagnostica utili a ridurre le lunghissime liste d’attesa, che nel 2019 precludono ancora un’assistenza sanitaria dignitosa a chi non può pagare per fare un esame.

ex ospedale S. Giuseppe

L’amministrazione comunale, come al solito, ha poche idee e confuse e invece di rivendicare l’immediata attuazione dell’accordo si inventa improbabili tavoli con i cittadini per trovare nuove destinazioni per l’ex ospedale, che in realtà ce l’avrebbe già, in continuità con la precedente.
Attuare questa soluzione in fretta, non solo colmerebbe un vuoto prima che il complesso immobiliare diventi preda del degrado come l’ex sede ISFOL, ma libererebbe spazi pubblici prestigiosi come Villa Corsini e centrali come gli ambulatori di via Gallerie di Sotto, nei quali si possono immaginare veramente nuovi servizi e opportunità di rilancio per la città.

Villa Corsini - Borgo Garibaldi

Albano ha collezionato negli anni un ex mattatoio, un ex tribunale e addirittura un’ex circoscrizione a Pavona, senza che fosse stata mai aperta. Infatti il casale di Villa Contarini fu acquistato con tale finalità, ma è rimasto completamente chiuso fino al 2010, quando è stato parzialmente adibito a ludoteca, poco frequentata.
Nonostante questa sovrabbondanza di immobili di proprietà non utilizzati, il Comune spende 421.000 euro di affitti passivi all'anno (centro per l’impiego senza parcheggio in via San Francesco, servizio 118 dentro Villa Altieri, circoscrizione di Pavona su via del Mare, museo della Legione Partica a Cellomaio, ecc…).
L’attuale amministrazione in 9 anni non si è mai posta il problema di come utilizzare il patrimonio immobiliare comunale, mentre ha speso quasi 3.800.000 euro di affitti improduttivi, addirittura la circoscrizione di Pavona costa 33.450 euro all’anno per essere aperta al pubblico solo 2 ore a settimana.
Anche la digitalizzazione offrirebbe occasioni per ottimizzare spazi e personale, erogando servizi e certificati on line, oppure predisponendo sportelli polifunzionali in cui il cittadino possa trovare tutte le risposte di cui ha bisogno.
Non è fantascienza, ma una realtà consolidata in molti Comuni italiani, la differenza la fanno gli amministratori e i cittadini. Per quanto riguarda i primi, ci sono quelli che lavorano per il bene comune dal giorno successivo le elezioni, oppure quelli che pensano agli affari propri, salvo ricordarsi di cercare il consenso a ridosso delle elezioni. A quel punto ci sono i cittadini che abboccano, diventando complici, oppure quelli che lottano per cambiare una realtà inaccettabile.

ex sede ISFOL - Villa Doria

mercoledì 25 maggio 2016

Anniversario progetto cavalcavia FS sull'Appia

25 maggio 2015 - 25 maggio 2016

Un anno fa si è cercato di risolvere il problema delle affissioni abusive che deturpano le spalle del cavalcavia ferroviario sull’Appia all’ingresso di Albano e dei Castelli Romani.

Il progetto prevedeva una riqualificazione tramite un murales, come ce ne sono decine sulle strade italiane, con l’aggiunta di elementi tridimensionali che impedissero fisicamente l’affissione abusiva.
Per 3 anni abbiamo incontrato i licei artistici dei Castelli Romani per far inserire nel POF della scuola questo progetto, e a ottobre 2014 gli insegnanti e gli studenti dell’istituto S. Giuseppe di Grottaferrata si sono resi disponibili a realizzare l’opera gratuitamente. Decine di ore di lavoro svolto in classe nella preparazione dei bozzetti, sopralluoghi e riunioni istituzionali.
Per realizzare l’opera abbiamo avuto il patrocinio gratuito del Parco dei Castelli Romani, dei Comuni di Albano e di Castel Gandolfo, l’autorizzazione di Rete Ferroviaria Italiana, abbiamo trovato due aziende disposte a fornirci il materiale e una professionista che ci ha preparato il piano per la sicurezza.
Per tre giorni i volontari dei Comitati di Quartiere hanno ripulito dalle affissioni quasi 120 mq di cemento.


Tutti hanno lavorato gratuitamente, per rimuovere un simbolo del degrado posto all’ingresso di casa nostra. È stato indetto un concorso sui social per la scelta del bozzetto, sono stati ricercati i materiali più idonei  e le soluzioni per far lavorare in sicurezza i volontari e gli studenti.
Alla fine il murales doveva essere alto max 3 metri, per evitare il lavoro in quota, l’area interessata dal cantiere doveva restare sul marciapiede e recintata con barriere in ferro alte due metri, è stata verificata la copertura assicurativa, insomma sono state prese tutte le precauzioni previste dalle norme e dal buon senso.
Il 25 maggio 2015, il giorno prima di iniziare il cantiere, il comando della Polizia Locale di Albano ha bloccato tutto, sollevando obiezioni sulla sicurezza stradale: in quanto il disegno avrebbe potuto distrarre gli automobilisti. Abbiamo fatto notare che l’art. 23 del c.d.s. vieta le pubblicità e non le opere d’arte. Anzi avevamo segnalato al Comando la presenza in loco di due poster pubblicitari 6m x 3m.



Comunque non ci siamo dati per vinti, proponendo subito un’altra soluzione: installare del verde verticale (sono sufficienti anche delle piante rampicanti dal basso o pensili dall’alto), magari intorno a un tabellone composto da tessere mobili con cui è possibile comporre manualmente la scritta “BENVENUTI AI CASTELLI”. Naturalmente le piante avrebbero bisogno di un sistema di irrigazione a goccia automatizzato. L’obiettivo del tabellone invece è rendere “vivo” quel sito e offrire un’alternativa legale alle scritte d’amore sui muri. Immaginate quanti selfie con dietro una dedica romantica.
Abbiamo rinnovato tale richiesta anche a ottobre, a dicembre e a febbraio. Abbiamo proposto di indire un concorso di idee, perché potrebbero essercene di migliori.
A noi interessa cancellare quel simbolo di degrado, senza gelosie o narcisismi. Purtroppo non siamo più in grado di realizzarlo direttamente, per questo proponiamo all’amministrazione comunale di centrosinistra una dimostrazione del suo amore per la città. Non è affatto imbarazzante raccogliere le critiche costruttive dei cittadini che non chiedono tornaconti personali.
Pertanto proponiamo al Sindaco e al Consiglio comunale di Albano di:
  1. scegliere e realizzare un progetto che impedisca le affissioni sul cavalcavia ferroviario sull’Appia.
  2. sanzionare e rimuovere le pubblicità abusive presenti nei pressi della rotonda e su altre strade.
  3. realizzare dei murales ispirati al bozzetto dei ragazzi del Liceo S. Giuseppe1, per premiarne il lavoro.
(1) Per tali murales era già stato individuato uno spazio sotto il cavalcavia di via Vascarelle.

venerdì 8 maggio 2015

Il mercato contadino raddoppia: da martedì 12 a Tor Vergata

Poco distante dall’Orto Botanico e dal polo universitario di Tor Vergata, dalla Banca d’Italia e da tanti altri uffici, molti cittadini e consumatori anche il martedì di tutte le settimane avranno l’occasione di una valida alternativa al cibo industriale della grande distribuzione e dei centri commerciali che oltre a saturare lo skyline del territorio invadono ogni giorno le nostre tavole con “cibo spazzatura”.
Nel mercato contadino di filiera corta sarà possibile acquistare tutti i prodotti del paniere agroalimentare proprio nei luoghi in cui terra madre è stata sottratta alla sua destinazione agricola, per lasciare il posto alla cementificazione, calpestando ettari di vigneti, uliveti e campi coltivati. 
Ai confini della grande vela che spicca fra campi e edifici dove sporadicamente si possono ancora vedere greggi di pecore al pascolo, già si delineano nuovi orizzonti, con le piante del giardino biblico messe a dimora, nel 2000, in occasione della giornata mondiale della gioventù, dall’Orto Botanico – Città del verde del Dipartimento di biologia dell’Università di Tor Vergata. Un centro di studio e di ricerca per la biodiversità e la conservazione del germoplasma e delle specie autoctone e officinali, che sta operando un cambiamento visibile del territorio, con la realizzazione di giardini tematici e di un arboreto di circa 5 ettari che conserva le piante dei boschi della regione Lazio e di molte altre realtà del mondo vegetale intrecciate con il mondo dell’economia e della ricerca. In questo scenario si colloca anche l’importante progetto del Mercato Contadino Castelli Romani.
Martedì  12 maggio 2015 vi attendiamo tutti, per l’inaugurazione del nuovo appuntamento settimanale del mercato.
I produttori vi daranno il benvenuto con imperdibili degustazioni e doneranno a tutti i consumatori una piantina da far crescere come simbolo del nostro mercato. Il dono avvicina le persone e ci consente di vedere il volto dell’altro. Il Mercato non è soltanto scambio di merci, ma un vero e proprio luogo di scambio di idee, passioni e culture.



martedì 31 marzo 2015

Un cavalcavia a colori


Riqualifichiamo il cavalcavia ferroviario sull'Appia con i ragazzi del liceo artistico San Giuseppe di Grottaferrata, il patrocinio del Parco dei Castelli Romani, i Comuni di Albano Laziale e di Castel Gandolfo. Grazie all'autorizzazione delle Ferrovie possiamo ripulire le spalle del ponte e preservarlo dalle affissioni abusive, proponendo per la prossima campagna elettorale un patto sul rispetto delle regole a tutti i candidati. 

I bozzetti sono stati proposti da giovani tra i 14 e i 16 anni e alla fine quello che raccoglierà più "mi piace" sarà realizzato sotto la supervisione di insegnanti ed esperti d'arte.



Due simboli di Albano e Castel Gandolfo: il monumento degli Orazi e Curiazi e il lago. Una selva piena di minacce per il territorio come la discarica e la cementificazione combattute da moderni Curiazi. Infine un bel volto speranzoso. 

Un'idea contro le tutte discriminazioni per trasmettere un messaggio di integrazione e accoglienza.

Le radici del territorio affondano in una storia antica ricca di fascino e legende. Due simboli di Albano e Castel Gandolfo: il monumento degli Orazi e Curiazi e il lago. Una famiglia moderna che può godere di un'eredità preziosa.

Sulla nostra pagina Facebook!
condividete e cliccate "mi piace" sul disegno che vorreste vedere realizzato 

martedì 17 marzo 2015

Priorità di Pavona

Pavona ha 13.000 residenti e moltissime potenzialità, ma le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni pare non se ne siano accorte.
Possiamo, podemos, we can... e allora ci siamo detti rimbocchiamoci le maniche e iniziamo a FARE.
Siamo partiti da un censimento dell'esistente per la mappa in corso di realizzazione e abbiamo chiesto quali siano le priorità, sia in generale che specifiche in ambito culturale.
Cultura intesa anche come occasione di incontro e di conoscenza degli altri, fattore indispensabile per creare una comunità. Se conosci il tuo vicino ti importa di lui e dei suoi problemi, così i problemi di Pavona diventano i nostri problemi.
Il Cineforum che organizziamo una volta al mese in Parrocchia vuole andare in questa direzione.

L’associazione F.A.R.E. ha condotto una piccola indagine conoscitiva scegliendo un campione casuale di pavonensi con un’età media di 31 anni. 
È venuto fuori un quadro in cui non sono soddisfatte le necessità primarie ed è difficile anche solo immaginare progetti più ambiziosi.
Abbiamo provato a proporne alcuni e la maggior parte degli intervistati ha scelto di lasciare la propria mail per essere aggiornato sui loro sviluppi.

Il passo successivo deve essere necessariamente mettersi in gioco.
L’idea è progettarli e realizzarli insieme, come stiamo facendo con il Comitato di Quartiere Pavona Uno e l’associazione Scacchi per la mappa di Pavona e il portale www.pavona.info

Le mancanze più sentite di Pavona:


I corsi di artigianato e il cineforum sono risultate le principali "occasioni" culturali:


Ricordiamo il terzo appuntamento del cineforum in programma il 9 aprile presso la Parrocchia San Giuseppe alle 20:00 con la proiezione dell' "Attimo fuggente".

Solo il 29% fa sport, ma moltissimi sarebbero interessati al nuoto per il quale servirebbe una piscina e alla corsa, per praticare la quale il Comitato di Quartiere Pavona Uno aveva proposto un percorso lungo il perimetro di Villa Contarini. 

La proposta più innovativa interesserebbe il 66% degli intervistati, ma per il momento non la sveliamo.
C'è molto da fare per recuperare il tempo perso negli ultimi anni, ma serve la partecipazione di chi VIVE a Pavona, perché restando alla finestra non cambia nulla.