lunedì 22 agosto 2011

Il dramma degli incendi

Domenica 21 agosto 2011: incendio su Monte Artemisio nel territorio del Comune di Velletri.
C'è chi di fronte a queste notizie mostra rassegnazione o impotenza. Non serve nemmeno arrabbiarsi.
Io voglio capire.
Chiedo informazioni per cercare di capire perché. Magari sfruttando l'anonimato di internet qualcuno che sa, trova le parole giuste per raccontarci come sia potuto succedere.

Vorrei sapere di chi sono quei terreni, se domenica avete visto qualcuno in quei boschi, fate domande, iniziamo la caccia, vorrei che il rumore lo facesse correre... lontano da queste terre.
M. A.

    
Approfondimenti:
Il rosso che ci fa più poveri 
di Vittorio Leone Ordinario di Selvicoltura Generale, Università della Basilicata
Tratto da Villaggio Globale n°16/2001
     
"...In Italia si valuta che gli incendi siano in media quindicimila l’anno, con sessantaquattromila ettari di superficie boscata percorsa, cui si aggiungono ottantaquattromila ettari di superficie non boscata: circa quarantadue incendi al giorno, quasi due per ora.
Il numero di incendi è, infatti, passato da 6.426 del decennio 1970/79 a 11.575 del decennio 1980/89 a 11.164 del decennio 1990/99, concentrati essenzialmente nelle regioni meridionali ed insulari, a modesto indice di boscosità; in esse predominano le cause volontarie, che rappresentano oggi circa due terzi del numero totale di eventi registrato..."

"...Il dispositivo d’accensione, che rappresenta il fattore determinante, è quasi sempre d’origine antropica: il numero globale d’eventi registrati dalle statistiche ufficiali esprime, infatti, il numero di volte che l’azione dell’uomo si rende responsabile di tal evento, poiché trascurabili sono le cause naturali.Nel nostro paese, infatti, circa il 98-99 % degli incendi nasce dall’azione dell’uomo. Le cause naturali, non giustificano quindi né la dimensione né la tumultuosa evoluzione nel numero d’incendi, definiti in sede comunitaria un’aggressione sociale alle foreste..."

"...Autocombustione
Spesso invocata a sproposito da sprovveduti cronisti, oggetto in passato di fantasiose e bizzarre interpretazioni, in realtà l’autocombustione è possibile soltanto allorché processi di fermentazione si svolgono senza adeguata dissipazione del calore prodotto: così in accumuli di sostanza organica, in residui industriali, in accumuli di legno triturato o in chips.
Le condizioni fisiche che, congiuntamente verificandosi, possono innescare fenomeni di autocombustione in foresta sono, invece, talmente limitative che la percentuale d’incendi causata da tale fenomeno non può che essere estremamente esigua. L’autocombustione è, comunque, assolutamente indipendente dalle elevate temperature estive, che non possono innescare alcun fenomeno di combustione ma soltanto favorirne la propagazione, trattandosi di fattore predisponente e non determinante...."

"...Cause volontarie
Soprattutto negli ultimi anni si sta assistendo all’uso del fuoco come strumento di ricatto.L’incidenza percentuale delle cause volontarie di incendio va letta da due prospettive: da un lato il fuoco diventa strumento di alcuni gruppi di interesse, che ovviamente traggono più risorse dal fatto che il «bosco non ci sia più», mentre dall’altro la «cultura della distruzione» sta diventando un indicatore del livello di tensione: molti attori sociali hanno compreso quanto l’ambiente sia vulnerabile e al tempo stesso quanto il minacciarlo o distruggerlo renda visibili soprattutto quanto la televisione o i mass-media costituiscono cassa di risonanza..."

"...Si è accentuata, contestualmente, la tendenza ad un aumento degli incendi volontari, realtà ingigantitasi fino a diventare preminente. Il responsabile maggiore dell’impatto sulle aree verdi pertanto non è il turista disattento o il contadino intento a operazioni colturali, che pur rappresentano una frequente motivazione di incendi, ma chi agisce con premeditazione, spinto da volontà che spesso sfuggono alla nostra capacità di interpretazione.
Si tratta di un fenomeno complesso, contro il quale occorre mobilitarsi, soprattutto vincendo l’assuefazione e la tolleranza nei riguardi di un fenomeno che mette a repentaglio beni e vite umane, scoraggia gli investimenti in campo forestale e costituisce, in ultima analisi, una grave patologia dello spazio rurale, innescando gravi e spesso irreversibili processi di alterazione il cui epilogo è la desertificazione e il dissesto idrogeologico..."